Blog a cura di "Flos Carmeli" e "Prisca"

sabato 24 ottobre 2015

Niente è impossibile a Maria, perché è la Madre di Gesù.

Nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1830, verso mezzanotte, Caterina Labouré si sentì chiamare da un bambino di bellezza straordinaria sui cinque anni. «Vestiti in fretta e vieni con me, - le disse - la Madonna ti aspetta in cappella».

Siamo all’interno dello scenario del convento parigino delle Figlie della Carità di San Vincenzo dè Paoli. Entrata in cappella, la giovane postulante venticinquenne vide la Vergine seduta presso l’altare, sulla poltrona del predicatore. Non è tanto la storia della Medaglia Miracolosa che vorrei raccontare o la vita semplice ma ricca di virtù di questa umilissima figlia di Maria, quanto riflettere sull’esortazione materna di Maria a Caterina circa la fiducia totale che dobbiamo riporre in Lei.

«Quando eri bambina, tu mi hai scelto per madre... E io lo sarò sempre».

Maria non viene mai meno alle Sue promesse. Dunque il primo passo da fare è avvicinarsi a Lei con fiducia e Maria prenderà profondamente sul serio la nostra sincera consacrazione a Lei.

«Ti attendo ogni giorno ai piedi del mio altare».

È consolante sapere che Maria ci attende ogni giorno, assieme a Gesù, ventiquattrore su ventiquattro, ad ogni ora del giorno e della notte, in ogni frangente della nostra vita.
Facciamole spesso visita nei santuari a Lei dedicati in maniera particolare, per beneficiare della Sua potentissima benedizione. La Madonna è presente in tutte le chiese ma in particolar modo in quelle a Lei consacrate perché essendo Madre ha un fortissimo senso di responsabilità verso di noi, le nostre anime, perché siamo stati acquistati a caro prezzo dal Suo Gesù.

«Quando sarai afflitta, quando avrai delle sofferenze che non saprai a chi confidare, vieni da me e dimmi ogni tua pena. Io ti consolerò, ti darò tutte le grazie di cui avrai bisogno. Abbi confidenza in me...».



Maria è la Madre dolcissima alla quale sta molto a cuore la sofferenza nostra; Maria ha “un debole” per il nostro affetto come una madre terrena ha un debole per l'affetto del proprio figlio. Quindi non dobbiamo temere nulla. In noi Maria vede Gesù, perché siamo membra del Suo Cristo, membra del Suo corpo. Maria ci ama di amore sovrannaturale. Cerchiamo di non considerare Maria come la donnetta che che ogni tanto le vecchiette, anche se in buona fede, invocano invano, nominandola a mo' di esclamazione più che come sincera invocazione d’aiuto. Non chiamiamo Maria con strani appellativi o con termini astratti, quasi fosse una semplice statuina miracolosa o una parolina magica. Quante persone curiose vanno in certe chiese a trovare la Madonna solo perché trasuda olio o piange sangue? Questo non è amore, questa non è vera fede, questo non è amare realmente Maria! La Madonna è presente in Cielo in carne ed ossa!

Togliamo le bende soffocanti di certe pratiche popolari, miscugli di sentimentalismo, dove non brilla l’autentica e vera fede concreta. La nostra fede deve essere fatta di ossa e di carne. Di nervi, sangue e giunture. Dobbiamo fare di carne il nome di Maria, affinché possiamo finalmente rivolgerci a Lei come merita e conviene, considerarla come una Persona reale. Non sono contraria alle devozioni popolari: sono contraria agli affetti verso la Santa Vergine che si fermano alla statua (la scultura simboleggia soltanto l’oggetto della nostra fede e devozione) e non vanno oltre! Non basta portare doni votivi, fiori e mandare baci: dobbiamo pregarla e amarla seriamente, perché non ci troviamo di fronte ad un essere etereo e intangibile, inaccessibile e vacuo, indifferente e apatico, no!
Ci troviamo di fronte, invece, ad una madre in carne ed ossa, il cui Cuore ha un solo desiderio:

«Sono così contenta di esaudire i miei figli che mi chiamano in loro aiuto, ma tanti non mi invocano mai».

Il regalo più grande che possiamo fare a Maria è avvicinarci a Lei con fiducia. Possiamo rivolgerci a Maria Immacolata in questo modo:

“Non ho nulla da offrirti se non i miei peccati, 
Nulla da darti se non le mie miserie, 
Mi è rimasta una sola cosa soltanto: 
Il mio affetto per te, abbi cura di me”. 


Coltiviamo tutti i giorni la vera devozione a Maria!
Bandiamo dal nostro vocabolario quotidiano espressioni ed esclamazioni antipatiche e fuori luogo. Quante volte noi credenti, in un impeto di esasperazione o collera, abbiamo nominato invano Maria? Rispettiamo il Suo nome! Non nominiamola invano, perché Lei è così premurosa che sentendosi nominata solo per cattiva abitudine, se ne rattristerà enormemente. Maria non aspetta altro che l’amiamo sinceramente. Vorrei poi fugare ogni dubbio circa la credenza abituale sul fatto che essere devoti alla Madonna presuppone uno stile di vita santo e austero: è assolutamente sbagliato! Gesù ce l’ha donata perché essendo Sua Madre un canale privilegiato dove riversare le Sue grazie, è capace con la Sua materna sollecitudine di aprire i cuori più induriti, lavare i più anneriti e scaldare i più gelidi!

Maria refugium peccatorum est, Maria è il rifugio dei peccatori! 


Maria accoglie nel Suo grembo i casi più disparati e disperati, pensiamo ad esempio ad Alphonse de Ratisbonne e a Bruno Cornacchiola, entrambi anticlericali feroci e accaniti, trasformati e vinti dal potente Amore di questa umile Ancella del Signore.

Madre e Regina dei nostri cuori! La devozione a Maria è aperta a tutti. Non esistono persone privilegiate, né raccomandate. È per tutti, vale a dire anche per colore che ogni giorno e notte la bestemmiano ferocemente. Maria opererà miracoli nella nostra vita, disseminerà fiori lungo il nostro doloroso cammino. Diamole spazio! Infelice chi trascurerà questa potentissima Avvocata della nostra anima!
Non ci sono scuse che tengano, non possono esistere commenti del tipo: “Non sono molto devoto alla Madonna”. La devozione a Lei si ottiene strada facendo, ad Jesum per Mariam; per conoscere Gesù abbiamo bisogno della Madre: Chi più di Lei conosce Suo Figlio?

Cosa aspettiamo? Il primo passo da fare, come già detto in precedenza, sia per chi è devoto e vuole perfezionare il Suo amore per Lei, e sia per chi di Maria ne ha solo sentito parlare e gli è indifferente, è questo: recarsi in chiesa con un piccolo dono. Una preghiera fatta col cuore, una candela accesa, una lacrima, un fiore.
Non rechiamoci da Lei per chiedere solo le grazie, che è meschino. Quando andiamo a trovare una persona cara, pretendiamo che ci dia qualcosa?
Rechiamoci da Lei per manifestarle il nostro amore e affetto. Maria, da autentica madre attenta alle più piccole necessità dei figli, farà tutto il resto. Non ci resta che invitarla con il dolce titolo di Refugium Peccatorum.

Recitiamo insieme:

SANCTA MARIA, MATER DEI
ORA PRO NOBIS PECCATORIBUS
NUNC ET IN HORA MORTIS NOSTRAE.
AMEN!




Flos Carmeli, in oculis Mariae

martedì 20 ottobre 2015

La prima immagine della Vergine


La maggior parte delle più antiche testimonianze di arte cristiana ci provengono dalle catacombe romane. Occorre dire che fino a tutto il II secolo perdurarono necropoli miste: non esistevano infatti aree cimiteriali esclusivamente cristiane o comunque connotate in senso cristiano. E' solo a fine II inizio III secolo che inizieranno ad esserci cimiteri collettivi cristiani (non necessariamente sotterranei) nei centri del mondo antico.
Se inizialmente vi era fra i cristiani atteggiamento aniconico -divieto probabilmente derivante dalla legge del Decalogo, in connotazione antidolatrica - a fine II secolo d.C siamo in presenza di un'iconografia pagana reinterpretata in chiave cristiana, e ben presto i cristiani svilupperanno un proprio repertorio (pur mantenendo in parallelo l'uso di elementi profani). Ed è proprio alla prima metà del III secolo che si fa risalire una delle prima immagini note della Madonna.




Tale raffigurazione è stata rinvenuta nelle catacombe di Priscilla1 e appartiene a quella serie di immagini non di contenuto storico/narrativo, ma dottrinale.
La Vergine, che veste una lunga tunica ed ha il capo coperto da un corto velo, siede su un sedile senza spalliera, guarda il bambino in grembo, accostato al petto di lei (una scena di allattamento?).
Nelle catacombe la Madonna non si trova mai dipinta isolatamente, bensì sempre in relazione col Figlio. Si ritiene, infatti, che prima del concilio di Efeso del 431, tutte le raffigurazioni della Vergine abbiano significato cristologico e non mariologico.
Ma chi è l'altro personaggio della scena? Vi sono verie interpretazioni.
L'uomo, che ha un rotolo nella mano sinistra, mentre con la destra indica una stella a sei punte2 appena al di sopra della coppia Madre-Figlio, è stato interpretato già nell'Ottocento come immagine di un profeta. L'ipotesi di Isaia, proposta dal Wilpert, non trova d'accordo la maggior parte degli studiosi. E. Krishbaum fa notare che Balaam è l'unico ad aver profetizzato la nascita del Redentore in relazione ad una stella. Tale raffigurazione sarebbe infatti un rimando alla sua profezia, in Nm 24,17 "Io già lo vedo, ma non da vicino: un astro spunterà da Giacobbe, uno scettro sorgerà da Israele. Egli schiaccerà le tempie di Moab, trafiggerà tutti i figli di Set». Tale versetto, che si riferisce alla nascita del re, è stato infatti poi letto in chiave messianica.
Con quest'immagine si intenderebbe dunque affermare che Gesù è veramente il Messia, il Figlio di Dio nato dalla Vergine.



Prisca

1Molte delle catacombe che conosciamo prendevano il nome della persona che aveva donato alla comunità cristiana il terreno su cui sviluppare l'area cimiteriale.
2Non tutti gli studiosi sono però concordi sul numero delle punte della stella.   



BIBLIOGRAFIA
  • M.G. MUZJ, La prima iconografia mariana (III-IV secolo).
  • E. DEL COVOLO – A. SERRA ( a cura di ), Storia della mariologia, vol.1, Città Nuova, 2009
  • L.HETLING – E. KIRSHBAUM, Le catacombe romane e i loro martiri, Editrice Pontificia Università Gregoriana, Roma, 1996.
  • F.BISCONTI -O.BRANDT (a cura di), Lezioni di archeologia cristiana, Città del Vaticano, 2014
  • C.PAVIA, Guida delle catacombe romane -Dai Tituli all'Ipogeo di via Dino Compagni.

sabato 17 ottobre 2015



"Maria!” ,

è l'esclamazione che Gesù rivolge con una certa commozione a Maria Maddalena, che piena di dolore e inconsolabile, non riconoscendo Gesù in quel misterioso personaggio che lei scambiò per il custode del giardino, sostava davanti al sepolcro vuoto nel quale tre giorni prima venne deposto il corpo martoriato di Nostro Signore. Maria, ripiegata in se stessa dal dolore, si rivolge al misterioso uomo con gli occhi pieni di lacrime: «Signore, se lo hai  portato via tu, dimmi dove lo hai posto e andrò  a prenderlo» (Gv 20,15). Fermiamoci un attimo a riflettere. Vi siete mai chiesti per quale motivo Gesù, di fronte al suo eccessivo dolore, si è rivolto a lei con una domanda apparentemente distaccata: «Donna perché  piangi? Chi cerchi?» (Gv 20,15). È come gettare sale su una ferita aperta e sanguinante, quasi la volesse mettere alla prova. Un po' come rivolgersi ad una persona che ha perso un suo caro e fare domande "inopportune" di fronte  alla cruda evidenza della situazione. Ma è lo stesso Gesù a rivolgergli quella domanda! Vi siete mai posti il perché? Gesù alla fine, quasi non reggesse e sopportasse tutto il peso del suo dolore, accorato esclama: «Maria!». È una voce che squarcia le tenebre luttuose che incombono nel cuore di questa donna. E' una luce che penetra nel buio fitto di un'anima, che ha perso tutto ciò che le era più caro. Il Redentore Divino la chiama per nome, scuote la sua anima ed è come se le dicesse: "Sono con te, non temere, ti sono accanto". Ma l'anima è troppo affranta dal dolore per capire e comprendere una realtà dolorosa come il lutto e la perdita, apparentemente irreversibile, di una persona cara. Gesù volle sia saggiare il suo amore preparandola ad una maggiore felicità più che se si fosse presentato già da subito a rincuorarla, sia per l'amore profondo che nutre verso  un'anima che lo cerca brancolando nelle tenebre più fitte.

Quando l'anima si perde in una tempesta Dio la chiama per nome, insistentemente o con dolce prepotenza, dolcemente o impercettibilmente, ma sempre la chiama. Quel «Maria!» esclamato con dolcezza e passione è il preludio di tante grazie a venire. È la purificazione dagli affetti terreni per portarli ad un grado più vero, radicato e disinteressato. È un liberarci dal nostro costante sentimentalismo che sempre minaccia il nostro rapporto con Dio, allontanandoci da quello che dovrebbe essere considerato il vero amare Dio e in Dio. Ma è anche un modo per infuocare ancora di più il nostro cuore di desiderio e costante anelito di Dio.

«Come la cerva anela
ai corsi d'acqua
così  l'anima mia anela
a te o Dio.
L'anima mia ha sete di Dio,
del Dio vivente:
quando verrò  e vedrò 
il volto di Dio?» 
[Salmo42 (41)] 

“Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì» - che significa: «Maestro». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va dai miei fratelli e dì loro: "Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro". Maria di Màdgala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto” (Gv 20,16-18). Maria di Màdgala sentendosi chiamata riconosce  immediatamente la voce del Suo maestro. Come mai? Non poteva semplicemente pensare ancora che fosse il custode del giardino? In fondo quando Gesù le domandò chi cercasse, lei non sentì familiare il suono della sua voce. Perché quel "Maria!" è stato pronunciato con un tono di voce intimo e particolare! È la voce di Dio che ama di un amore esclusivo e personale ciascun'anima come se esistesse solo lei al mondo. Per questo Maria Maddalena finalmente associò immediatamente la voce a quella di Gesù: sono le potenze dell'anima e del cuore che ritrovarono la fonte della propria gioia, ovvero la voce del Creatore che chiama perfino le stelle ad una ad una, con il proprio nome. 

«Egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome»
[Salmo 147 (146-147)

Allora possiamo distinguere Maria Maddalena su due piani: quella carnale e quella spirituale. La parte carnale è soggetta alle potenze dei cinque sensi, per questo la donna, affranta dal dolore e ancora molto attaccata al Maestro con l'ausilio degli affetti terreni e sensibili, pensa a come poter riavere indietro il corpo del Suo molto amato Salvatore; non pensa minimamente che il Suo Signore è già nel suo cuore e nella sua anima, non riesce a percepire ancora il mistero dell'unione spirituale con Dio e la promessa di Gesù della Sua Resurrezione. Gesù allora interviene penetrando nell'abisso della sua anima, scuotendola dal torpore del dolore carnale che la frenava dall'abbandonarsi alla speranza soprannaturale e alla certezza che il Signore ha sconfitto la morte con la gloria della Resurrezione. Maria Maddalena, riconoscendo la voce del Suo maestro, fa per avvicinarsi e buttarsi ai suoi piedi per abbracciarlo e accarezzarlo. È  l'anima insicura, troppo carnale, ancorata ai sensi che la spinge immediatamente ad un contatto fisico e diretto con il Suo maestro. Ma Gesù la trattiene con il celebre "Noli me tangere!". Come se dicesse: "Non toccarmi perché da ora in avanti t'insegnerò ad amarMi veramente". Il "noli me tangere" è rivolto a tutti quei cristiani che avrebbero dovuto lottare per amarLo, pur non vedendoLo, con le potenze del cuore e dell'anima, insegnandoci ad accoglierLo nel nostro cuore e a toccarLo attraverso i nostri fratelli. Infatti è segno di grande amore l'amare una Persona senza vederla né toccarla! E' un mistero che trascende la logica e la razionalità terrena, tutta limitata a ciò che si vede e si tocca. «Se uno dice: «Io amo Dio» e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (1 Gv 4,20). E in questa riflessione Maria Immacolata ne è l'esempio più puro e lampante. Vediamo i due poli opposti: l'amore umano della Maddalena e l'amore disinteressato, puro e completo di Maria, la Madre di Gesù. E' da Lei e con Lei che dobbiamo imparare ad amare Gesù, come Ella più le piace e secondo le nostre disposizioni e il carattere dell'anima. Essendo il corpo e la mente, corpus et mens, inscindibili e inseparabili, saprà Maria portare l'equilibrio in questi due poli così distanti ma anche così vicini, per contrastare il disordinato desiderio di vedere e toccare a causa della nostra fragilità umana. Maria Maddalena in un certo senso è la figura di tutti noi credenti, che costantemente e ogni giorno cerchiamo il volto di Dio ma con modalità fragili, spesso deboli e soggette al sentimentalismo.

E' con Maria che impareremo ad amare veramente Gesù come Lei stessa lo ha amato! Maria, Colei che ha portato nel Suo grembo l'essenza del Vero Amore! Maria, Colei che ha amato Suo figlio senza proferire parola fino al luogo del Golgota, tacendo per amore! Maria, Colei che tenne nel Suo grembo non più il corpo tenero e dolce di un bambino ma sanguinante e martoriato di Gesù, Suo figlio! 


InOculisMariae



venerdì 16 ottobre 2015

I due Magnificat dell'Antico e Nuovo Testamento: Anna e Maria




Vorrei farvi conoscere un misterioso e misconosciuto “Magnificat” dell’Antico Testamento, per certi versi non molto dissimile al Magnificat di Maria; è espressamente conosciuto come il “Cantico di Anna” (2,1-11) ed è in qualche modo precursore del cantico di Maria Vergine. (Lc 1,46-55).
Il Magnificat dell’Antico Testamento è stato pronunciato da una donna di nome Anna, moglie di Elkana e madre di Samuele.
Essendo sterile soffriva molto la mancanza di un figlio e subiva le umiliazioni e le angherie di Peninnà, l’altra moglie di Elkana, essendo l’uomo bigamo, come era usanza dell’epoca. Peninnà era fertile e aveva avuto figli da Elkana e non perdeva occasione di umiliare la povera Anna che deciderà successivamente di fare un voto a Dio:


(1 Sam 1, 11 -28)

[11]Poi fece questo voto: «Signore degli eserciti, se vorrai considerare la miseria della tua schiava e ricordarti di me, se non dimenticherai la tua schiava e darai alla tua schiava un figlio maschio, io lo offrirò al Signore per tutti i giorni della sua vita e il rasoio non passerà sul suo capo».
[12]Mentre essa prolungava la preghiera davanti al Signore, Eli stava osservando la sua bocca. [13]Anna pregava in cuor suo e si muovevano soltanto le labbra, ma la voce non si udiva; perciò Eli la ritenne ubriaca. [14]Le disse Eli: «Fino a quando rimarrai ubriaca? Lìberati dal vino che hai bevuto!». [15]Anna rispose: «No, mio signore, io sono una donna affranta e non ho bevuto né vino né altra bevanda inebriante, ma sto solo sfogandomi davanti al Signore. [16]Non considerare la tua serva una donna iniqua, poiché finora mi ha fatto parlare l'eccesso del mio dolore e della mia amarezza». [17]Allora Eli le rispose: «Và in pace e il Dio d'Israele ascolti la domanda che gli hai fatto». [18]Essa replicò: «Possa la tua serva trovare grazia ai tuoi occhi». Poi la donna se ne andò per la sua via e il suo volto non fu più come prima.

Nascita e consacrazione di Samuele:

[19]Il mattino dopo si alzarono e dopo essersi prostrati davanti al Signore tornarono a casa in Rama. Elkana si unì a sua moglie e il Signore si ricordò di lei. [20]Così al finir dell'anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuele. «Perché - diceva - dal Signore l'ho impetrato». [21]Quando poi Elkana andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il voto, [22]Anna non andò, perché diceva al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia divezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre». [23]Le rispose Elkana suo marito: «Fà pure quanto ti sembra meglio; rimani finché tu l'abbia divezzato; soltanto adempia il Signore la tua parola». La donna rimase e allattò il figlio, finché l'ebbe divezzato. [24]Dopo averlo divezzato, andò con lui, portando un giovenco di tre anni, un'efa di farina e un otre di vino e venne alla casa del Signore a Silo e il fanciullo era con loro. [25]Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli [26]e Anna disse: «Ti prego, mio signore. Per la tua vita, signor mio, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. [27]Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho chiesto. [28]Perciò anch'io lo dò in cambio al Signore: per tutti i giorni della sua vita egli è ceduto al Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.



Fra tutte le donne dell' Antico Testamento Anna prefigura in maniera mirabile e luminosa, la personalità di Maria, che sarà la donna del Nuovo Testamento.



Riflessioni:
All’inizio del primo libro di Samuele poi troviamo la figura di Anna,moglie di uno zufita delle montagne di Efraim, donna sterile e povera, che, in modo particolare,prefigura con la sua vicenda la vergine Maria. Nel santuario di Silo Anna prima chiede a Dio un figlio e poi, avutolo, lo ringrazia per il dono della vita del piccolo Samuele. Ella poi innalza al Signore il suo canto di ringraziamento, prototipo del «Magnificat» di Maria, in cui esprime la speranza dei poveri” e invoca la potenza del re-messia: «Il mio cuore esulta nel Signore, la mia fronte s’innalza grazie al mio Dio [...].L’arco dei forti s’è spezzato, ma i deboli sono rivestiti di vigore» (1Sam 2, 1-10) 1


La psicologia di queste donne è varia ma hanno tutte un elemento in comune: Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37).
Santa Elisabetta,la cugina di Maria, donna molto timorata di Dio, avrà anche lei un figlio pur nel pieno della sua vecchiaia, grazie alla potenza dello Spirito Santo!


E ora vorrei riportare il bellissimo cantico di Anna confrontandolo con quello di Maria in un cantico cuore a cuore; le loro voci si uniscono e diventano un cantico e una voce sola.


Samuele 1 - Capitolo 2
Cantico d'Anna

Allora Anna pregò:

Il mio cuore esulta nel Signore,
la mia fronte s'innalza grazie al mio Dio.

Allora Maria disse:

L'anima mia magnifica il Signore 
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore.

Si apre la mia bocca contro i miei nemici,
perché io godo del beneficio che mi hai concesso.
Non c'è santo come il Signore,
non c'è rocca come il nostro Dio.

Perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni
mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
 
e santo é il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia
 
si stende su quelli che lo temono.

Non moltiplicate i discorsi superbi,
dalla vostra bocca non esca arroganza;
perché il Signore è il Dio che sa tutto
e le sue opere sono rette.

Ha spiegato la potenza del suo braccio
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore.

L'arco dei forti s'è spezzato,
ma i deboli sono rivestiti di vigore.

Ha rovesciato i potenti dai troni
ha innalzato gli umili.

I sazi sono andati a giornata per un pane,
mentre gli affamati han cessato di faticare.

Ha ricolmato di beni gli affamati
ha rimandato i ricchi a mani vuote.

La sterile ha partorito sette volte
e la ricca di figli è sfiorita.
Il Signore fa morire e fa vivere,
scendere agli inferi e risalire.
Il Signore rende povero e arricchisce,
abbassa ed esalta.
Solleva dalla polvere il misero,
innalza il povero dalle immondizie,
per farli sedere insieme con i capi del popolo
e assegnar loro un seggio di gloria.
Perché al Signore appartengono i cardini della terra
e su di essi fa poggiare il mondo.
Sui passi dei giusti Egli veglia,
ma gli empi svaniscono nelle tenebre.
Certo non prevarrà l'uomo malgrado la sua forza.
Il Signore... saranno abbattuti i suoi avversari!
L'Altissimo tuonerà dal cielo.
Il Signore giudicherà gli estremi confini della
terra;
darà forza al suo re
ed eleverà la potenza del suo Messia».

Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri,
 
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.


Gloria al Padre e al Figlio 
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre 
nei secoli dei secoli.
Amen!




InOculisMariae


1http://www.culturamariana.com/pubblicazioni/fine28/01-fine2007-Zevini.pdf

martedì 13 ottobre 2015

Amare Maria




Spesso l'errore comune in cui incappiamo quotidianamente nella via tortuosa e difficile della vita cristiana autentica è la cronica sfiducia in Dio. Pensiamo troppe volte che Dio non sia in grado di comprendere il nostro dolore e le nostre preoccupazioni, quindi molto sovente facciamo da noi stessi quello che invece è esclusivo compito di Dio. Un altro grave errore è tralasciare la devozione a Maria. Ignorare Maria equivale ad ignorare Dio stesso perché la teologia mariana ci insegna che tutto passa attraverso le Sue mani di Madre. Nel "Trattato della vera devozione a Maria" del Montfort viene spiegato che Gesù e Maria sono inseparabili. Non si può infatti amare Gesù ed odiare o trascurare la Madre né si può amare Maria ed odiare o trascurare suo Figlio. Essendo Gesù carne di Maria, ogni volta che lo si offende, offendiamo la Madre. E ogni volta che riceviamo l'Eucaristia, in un certo senso ci uniamo anche a Maria stessa, essendo Gesù rivestito della carne della Vergine. Mistero grande! Chi ama molto Gesù contemporaneamente amerà molto Maria, chi ama poco Gesù amerà contemporaneamente poco Maria, e viceversa. 


Ritornando al discorso della devozione a Maria, ho sempre sperimentato in prima persona che fare ogni cosa attraverso e con Maria non solo è più facile ma anche meno gravoso. Non starò ad elencare ora le motivazioni; di queste ne parlerò più avanti.  


Un buon motivo per iniziare da ora ad amare Maria con cuore puro e indiviso è meditare sul fatto che Gesù venne al mondo solo e attraverso Maria. Se non avessimo avuto bisogno di questa Madre così bella e così potente Gesù non ce l'avrebbe donata, e non si sarebbe scomodato a nascere attraverso il Suo grembo. Se Gesù, che è Dio stesso, si è abbassato fino al punto da voler nascere attraverso il grembo verginale, puro e fedele di Maria, a maggior ragione e ancora di più noi, che siamo creature meschine e infedeli, dobbiamo sottometterci docilmente a Lei, mettendo tutto fiduciosamente nelle Sue mani. Ella è così delicata e per certi versi anche meno severa del Figlio, che non riuscirà mai a deludere il nostro cuore quand'anche una grazia non venga concessa. 


Oggi tutti insieme consacriamoci a Maria! Chi in un modo, chi in un altro, invochiamo spesso Maria. Nelle bufere e nelle tempeste non dobbiamo disperarci, ma nasconderci dentro il manto di Maria. Ella è così bella, amabile e gentile che non si può restare indifferenti nei Suoi confronti. 
I Suoi occhi sono più profondi dell'abisso del mare e in essi sovente Dio si è perso a contemplarla, quale giardino fiorito e quale creatura innalzata ad una dignità tutta particolare, e ciò anche per amore della nostra salvezza eterna. Non si contano le innumerevoli volte in cui Gesù, nel tempo della Sua vita terrena, si è perso negli occhi belli e miti di Sua madre! 

"Gli occhi tuoi son più belli del mare, 
la tua fronte ha il colore del giglio, 
le tue gote baciate dal Figlio, 
son due rose, 
le labbra son fior" 


Voglio farvi riflettere con un paio di letture che a me personalmente piacciono molto e m'incoraggiano a non temere di rivolgermi sempre e spesso a Lei nonostante le mie numerose infedeltà. 


San Pio da Pietrelcina raccontava volentieri una "leggenda" che metteva in risalto l'amore della Madonna per i peccatori: «Un giorno, Nostro Signore, facendo un giro in paradiso, vide certe facce equivoche e ne chiese spiegazione a S. Pietro: — Come mai son riusciti a entrare qua dentro? Mi pare che tu non sorvegli bene la porta. — Pietro, tutto mortificato, risponde: — Signore, io non ci posso fare niente. 
Come? Non ci puoi far niente? La chiave ce l'hai tu! Fa' il tuo dovere. Sta' più attento! 
Dopo qualche giorno il Signore fa un altro giro e vede altri inquilini dalla faccia poco raccomandabile: — Pietro, ho visto certe altre facce! Si vede che tu non controlli bene l'entrata. 
E Pietro: — Signore, io non ci posso far niente! E non ci puoi far niente neanche tu. 
E il Signore: — Neanche io? Oh questa è grossa! 
Sì, neanche tu! È tua Madre che ha un'altra chiave! È tua Madre che li fa entrare». 


"Anche se vi trovate sull'orlo dell'abisso, o con un piede nell'inferno, se avete perfino venduto l'anima al diavolo come uno stregone, o siete un eretico indurito e ostinato come un demonio, presto o tardi vi convertirete e vi salverete purché, lo ripeto e notate bene i termini del mio consiglio, diciate devotamente ogni giorno fino alla morte il santo Rosario, per conoscere la verità ed ottenere la contrizione ed il perdono dei vostri peccati.  (Il segreto ammirabile del Santo Rosario- San Luigi Maria Grignion Montfort) .

"Bella tu sei qual sole, 
Bianca più della luna, 
E le stelle le più belle 
Non son belle al par di te!"






InOculisMariae